Home Racconta la tua storia Paolo Panunzi -Maratona collemarathon- competenza, cortesia ed emozioni
Paolo Panunzi -Maratona collemarathon- competenza, cortesia ed emozioni PDF Stampa E-mail
Scritto da Pupetta Greco   
Mercoledì 16 Maggio 2012 05:15

Fano, domenica 06.05.2012 – 10° Edizione della COLLEMAR-ATHON

  

Salve, sono Paolo Panunzi, un maratoneta della LBM Sport Roma. Ho preso parte con soddisfazione, per la seconda volta, a questa singolare maratona che ha saputo coniugare bene competenza, cortesia ed emozioni.Ho partecipato la prima volta l'anno scorso (era la mia IV maratona). Nell'arco dell'anno  ho corso altre nove maratone, ognuna mi ha dato il suo bagaglio di esperienza e ognuna è stata vissuta con stati d'animo differenti. Questa di Fano, però, l'attendevo in modo particolare, come si aspetta l'arrivo di un caro amico che non si vede da un po' di tempo.Non mi ritengo un facile sentimentale, ma non credo di esagerare se affermo che avevo veramente voglia di tornare a Fano, per partecipare di nuovo alla Collemar-athon, la mia decima maratona che coincide con i suoi dieci anni.Le mie motivazioni sono state dettate soprattutto per i tre motivi cui mi riferivo prima:La COMPETENZA in primo luogo. Ossia la capacità e la professionalità con cui si organizza una gara. Questa di Fano è stata preparata e curata nei minimi dettagli dagli organizzatori, a cui vanno i  miei più genuini complimenti. Hanno dimostrato ancora una volta di essere persone serie e competenti, grazie anche al fatto che sono perlopiù maratoneti, quindi addetti ai lavori che conoscono bene cosa significa correre per 42 km e quali sono le reali esigenze dei partecipanti.Non hanno trascurato né la parte tecnica, né la non meno importante parte psicologica dell'atleta. Durante il tragitto non si è tralasciato nulla all'improvvisazione, una macchina perfetta: dalla solerzia degli operatori sanitari della Croce Rossa, pronti a intervenire per qualsiasi problema fisico o per un sostegno morale, ai volontari presenti nei vari punti ristoro. Gentili e prodighi nei riguardi dei primi come degli ultimi maratoneti. Non è poca cosa prendersi cura di tutti: come sovente accade in altre occasioni, gli ultimi devono accontentarsi delle briciole lasciate dai primi arrivati.La CORTESIA è stata la seconda variabile che ha fatto di questa maratona un ottimo biglietto da visita per chi viene da fuori. Ho trovato nella gente del luogo buone maniere nell'accoglierci lungo le vie, accettando di buon grado i disagi apportati alla viabilità, un fattore questo da non sottovalutare. Il maratoneta in trasferta è come un ospite che arriva in casa e comincia a girare per le stanze curioso di vedere ogni cosa, è chiaro che non tutti gli autoctoni sono sempre disponibili ad accettare questa intrusione.

 

Ritengo che solo dei cittadini molto educati siano in grado di comprendere il valore che ha per chi corre questa “intrusione” nei luoghi dove vengono organizzate le competizioni.Un plauso particolare meritano gli albergatori che ho avuto modo di conoscere, che sono venuti incontro alle nostre esigenze mettendoci a disposizione le stanze e i servizi dopo l'arrivo.La cura messa nel rendere festosa e particolarmente scenografica la partenza da Barchi fa capire quanto gli organizzatori tengano a “questa creatura” arrivata alla sua decima edizione in perfetta forma, e di come cerchino di renderla sempre migliore negli anni.I bambini lungo il percorso con le mani tese a battere il cinque sono stati un gradito fuori programma che ha disteso molti volti contratti dalla fatica. Anche gli incitamenti e gli applausi della gente lungo i marciapiedi hanno aiutato a stemperare la tensione che inevitabilmente si accumula correndo per diverso tempo.Ho lasciato alla fine un termine appropriato che si coniuga benissimo con gli altri due: EMOZIONI. Sono state infatti indimenticabili le sensazioni che si sono succedute una dietro l'altra, dall'arrivo a Fano il giorno prima fino al rientro a casa del giorno successivo.Già l'anno scorso ho provato delle belle soddisfazioni e sono stato piacevolmente colpito dal panorama circostante, se tentassi di descrivere tali meraviglie le banalizzerei. Quest'anno sono subentrate delle variante impreviste che sicuramente mi hanno toccato particolarmente e sono la ragione per la quale ho deciso di esternare i miei pensieri.All'arrivo mi ha fatto molto piacere ritrovare amici conosciuti nelle varie trasferte e compagni della mia società. Appena ho messo piede in strada mi sono sentito chiamare per nome: era Pierino con la compagna Cristina al seguito, dopo i convenevoli abbiamo deciso di pranzare insieme in una trattoria all'aperto. Poco dopo è passato di lì Guido, un carissimo amico di Tolentino, nonché compagno di altre gare corse insieme.Al punto ritrovo nei pressi della Marina dei Cesari, dove ci siamo recati per il ritiro dei pettorali, è stato come incontrarsi nella piazza di un paese, una variegata miscela di visi conosciuti o solo intravisti in altre gare.L'emozione più imprevista è stata senza dubbio trovarci senza accorgercene nei locali dove in serata si sarebbero consumati i pasti. Molto particolare è stato infatti, partecipare ad una delle Messe più originali cui ho assistito. Il sacerdote, fratello Claudio, ha officiato con la tonaca, le scarpette da corsa ed un pettorale come base per il calice.Mentre ascoltavo  il prete nella sua “democratica omelia”, come gli piaceva definire i suoi dialoghi con un'assemblea partecipe e “parlante”, mi chiedevo quanto fosse facile ritrovarci e sentirci vicini quando ci spogliamo del superfluo. In fondo quel modo semplice di fare Chiesa rispecchiava il mondo della corsa nel suo aspetto più genuino, quello di chi ritrova la gioia di riappropriarsi del tempo e della dimensione più umana della propria vita.La telefonata nel tardo pomeriggio di Enzo e Ornella ci ha fatto tornare nuovamente nello stesso posto, stavolta a fare la fila per il pasto. La serata è stata vissuta all'insegna della semplicità e in buona compagnia.La mattina si è presenta con un cielo leggermente nuvoloso, ma ne sono stato contento perché soffro molto il caldo. Ho dato un bacio a mia moglie per iniziare bene la giornata e ci siamo dati appuntamento all'arrivo.Sapere di essere atteso da lei al traguardo mi dà una carica in più. L'anno scorso non è potuta venire per accudire la mamma. Al ritorno a casa le trovai entrambe ad attendermi con mille domande su come era andata la gara. Seduta sulla poltrona c'era mamma, le infilai al collo la medaglia e le dissi: “Questa è per te...”, e da lì partirono i miei racconti sul viaggio, la corsa, gli amici incontrati, il posto molto bello dove mi sarebbe piaciuto portarle d'estate insieme ai figlioli. Lei, mamma, paziente e curiosa ascoltava compiaciuta i miei progressi nella corsa e i progetti che purtroppo sarebbero rimasti solo dei sogni.Quest'anno, quando mia moglie mi ha comunicato che mi avrebbe accompagnato, ne sono stato felice, ma la mia era una felicità amara, sapevamo entrambi che la corsa di oggi l'avrei condivisa soltanto con lei. L'ho dedicata con tutto il cuore e la rabbia che avevo dentro a sua madre, che ho sempre sentito anche mia. Sulla canotta ho scritto il nome di mamma e all'arrivo ho gridato il suo nome forte perché arrivasse lontano, come se lei potesse ancora sentirlo.Dopo una bella gara, affiancato da un altro maratoneta anche lui di nome Paolo e conosciuto lungo il percorso, ho portato a termine la maratona con un continuo e reciproco incoraggiamento. Al nuovo amico avevo confidato a chi avrei dedicato la mia gara, negli ultimi 50 metri mi ha lasciato proseguire avanti da solo, incitandomi ad esaudire il mio desiderio.Ho trovato ad attendermi le braccia aperte di mia moglie, abbiamo pianto insieme e, senza dirci niente, siamo stati investiti dalle stesse emozioni.Alle spalle di Pupetta, mia moglie, sono sopraggiunte le voci festanti dei nostri amici e compagni di società, lasciandomi stupito, una vera sorpresa per me che non me lo aspettavo. C'era Marco, sua cugina, Pierino che aveva rinunciato a farsi la doccia per non perdere il mio arrivo. Poi ancora Cristina, Ornella in attesa di Enzo, e Giovanni, il primo arrivato della società. In quel momento è arrivato anche Paolo, col quale avevo condiviso emozioni e sudore lungo tutto il percorso. Ho visto altri volti oltre il traguardo, legati a nomi che in quel momento non riuscivo a ricordare, volti che come il mio avevano sudato per dare il massimo.Avrei voluto avere braccia più lunghe per abbracciare tutte quelle care persone che come me e con me avevano vinto ancora una volta la sfida con se stessi in un percorso senz'altro duro ma affascinante allo stesso tempo.Con tutti loro avrei voluto fermare il tempo per godere ancora a lungo di quella sana beatitudine che si instaura raramente nella concitazione dell'arrivo. Loro erano là, erano arrivati prima di me e mi avevano aspettato, io che pensavo di vivere da solo la mia personale soddisfazione col dolore nel cuore per la perdita di un persona cara, sono stato premiato da tanto calore. Che dire, solo un grande GRAZIE.Da questo viaggio ho fatto ritorno a casa con un bagaglio pesante, pieno delle emozioni inaspettate che ho avuto modo di condividere con mia moglie e con gli amici, e il grosso rimpianto di ritrovare a casa una poltrona vuota.

Ultimo aggiornamento Giovedì 17 Maggio 2012 11:24