L'oro restituito. Sottovoce Stampa
Scritto da DANIELE MENARINI   
Domenica 28 Luglio 2013 17:59

L'oro restituito. Sottovoce

Scritto da  Daniele Menarini

 

 

A tre anni di distanza dalla gara, alle maratonete azzurre Anna Incerti, Rosaria Console e Deborah Toniolo sono state consegnate le medaglie d'oro per team dei Campionati europei di Barcellona 2010. Ѐ accaduto sabato 27 luglio, all’Arena “Gianni Brera” di Milano, poco prima che le gare della seconda giornata dei Campionati italiani entrassero nel vivo. Una premiazione speciale, introdotta dalla note della fanfara del Carabinieri del terzo battaglione Lombardia ed eseguita dal presidente Fidal Alfio Giomi. Un ripasso: la classifica dell’Europeo 2010 è stata riscritta dopo le sanzioni comminate alle prime due classificate, la lituana Zivile Balciunaite e la russa Nailya Yulamanova, finite nella rete dell’antidoping. La Incerti, inizialmente bronzo, è così stata promossa fino al titolo europeo, avanti anche la Console (ottava) e la Toniolo (undicesima) per un argento di squadra oggi diventato finalmente oro. La Incerti, neo mamma come la Toniolo, è salita sul podio tenendo in braccio la piccola Martina.

Cerimonia dovuta, ma inevitabilmente triste, di una tristezza appiccicaticcia, come lo erano tutti i nostri abiti nella milanese “Vampa di luglio”, detta alla Camilleri.

Provo a mettermi nei panni di Anna Incerti. Un titolo europeo vale una carriera. Il suo resterà negli annali, è chiaro, ma non nella memoria degli sportivi. Adesso, per restituire tutto ciò cui la maratoneta avrebbe diritto, dovremmo ristampare le pagine dei giornali e i suoi amici, se non anche gli appassionati dei 42,195 km, dovrebbero fare notte fonda a festeggiare. Non sarà così, perché non è stato così. Questo è il danno collaterale e irrimediabile del doping: si possono restituire le medaglie, non la memoria.

Mi sto portando, me ne rendo conto, in una dimensione impalpabile, che è quella del danno morale. Le nostre assicurazioni, i nostri avvocati, sono bravissimi a quantificare quanto costa una lamiera d’auto da rimettere a posto o un colpo della strega. Per l’umiliazione, invece, non c’è un collarino da tenere al collo in attesa del risarcimento. Ed essere battuti da un maiale che si bomba è umiliazione. Specie se poi fa anche il fenomeno con la beneficienza, ma questa è un'altra storia, in sette puntate di grandeur!Qualcosa in più, a dire la verità, lo si potrebbe fare. Lo potrebbero fare i Governi dello sport titolari della manifestazione. Perché anche una cerimonia comunque dignitosa, quasi elegante, come quella di sabato 27 luglio, non riesce ad abbandonare un pudore che non ha senso. Restituiamo le medaglie ai legittimi proprietari sempre un po’ in sordina, come quando noi giornalisti facciamo un errore, magari in prima pagina, e l’errata corrige lo pubblichiamo nella pagina in fondo, a corpo infinitesimo. Da qualche parte nel mio archivio c’è una foto di Carl Lewis,

 

in bermuda e camicia a fiori, che riceve qualcosa da Primo Nebiolo. Quel qualcosa è la medaglia d’oro dei 100 metri dei Giochi olimpici di Seoul, e i due sono nel sottotribuna dello stadio olimpico, probabilmente non lontano dai cessi. E Lewis ha fatto bene a presentarsi in ciabatte, come a dire: «Se mi volete in divisa da atleta della mia Nazione, andiamo a fare la cerimonia in mezzo al campo, davanti a tutto lo stadio».Ecco, presidente Giomi, la cerimonia di sabato 27 luglio l’avrei vista bene un po’ più tardi, in mezzo alle gare e alla tribuna piena. La regia che ho visto all’opera mi è sembrata molto efficace, ce l’avrebbe fatta. A noi sarebbe costato solo qualche zanzara in più. Ma non era la Fidal a doversi far carico della resituzione di una medaglia conquistata agli Europei, tocca alla EAA, che, immagino, abbia delegato spedendo i premi.  Sogno che ai prossimi campionati continentali, le tre ragazze vengano premiate al centro della cerimonia d’apertura, invitate apposta se non saranno convocate. Si diventa grandi anche cosi, imparando a dire: «Mi sono sbagliato, chiedo scusa».