LA MIA PRIMA ULTRAMARATONA SUL GARGANO DI 50 Km. Stampa
Scritto da pupette greco   
Lunedì 25 Giugno 2012 21:38

 

 

 

CAGNANO VARANO 16/06/2012

 

LA MIA PRIMA ULTRAMARATONA SUL GARGANO DI 50 Km.

 

Non ho mai corso una ultramaratona, pensare di fare 50 chilometri fa un certo effetto anche se in fin dei conti sono solo otto km. in più di una maratona. Poi succedono eventi nel corso della vita che faresti di tutto per venirne fuori, se ti senti impotente a trovare una soluzione perché non c’è una soluzione, allora dai sfogo alla rabbia facendo quello che sai fare, allora io corro.

Anche se le cose non cambiano con una corsa, non serve a niente ma, sicuramente allevia quella rabbia che si sente dentro.

È ciò che mi è capitato quando ho deciso di intraprendere la mia prima ultramaratona. Fino ad allora non avevo mai pensato di correre questo tipo di gara.

Il 27 marzo venne ricoverata d’urgenza la mamma di mia moglie, che per l’affetto che ci lega ho sempre considerato anche come mia mamma. Una vera grazia questo sentimento, visto come viene spesso stigmatizzata negativamente la figura della suocera. Penso di essere stato veramente fortunato ad avere l’affetto di una mamma che non mi ha generato.

La fine di marzo dunque i medici fin da subito non ci diedero nessun tipo di speranza, solo un miracolo dissero, può restituirvi vostra madre. Ci trovammo davanti all’impotenza di non poter far nulla se non pregare per lei.

Mi tornavano alla mente tutte quelle volte che finita una competizione tornavo a casa e facevo partecipe la famiglia dei miei racconti sulla gara, mamma mi ascoltava compiaciuta e se tornavo con una medaglia gliela mettevo al collo dicendole che era per lei, per tutti i passi che non poteva più fare come una volta. Lei fiera soppesava la medaglia e diceva che me l’ero meritata.

Ora muta in quel letto d’ospedale era come se continuasse a spronarmi a non farmi travolgere dal dolore, di non piegarmi davanti alle leggi della vita, così d’impulso le feci una tacita promessa: “Correre per me è come pregare col corpo, correrò  una gara più lunga per alleviare questo dolore, non so se servirà a qualcosa, ma questo so fare e questo farò per dedicarlo a te.” Fu così che d’istinto, senza neanche avvertire mia moglie della mia decisione mi iscrissi all’ultramaratona del Gargano che si sarebbe disputata a metà giugno.

Quando lo comunicai ai miei familiari la mamma non c’era più, dissi solo di volerle dedicare la mia prima gara di 50 chilometri.

Gli impegni di lavoro non permisero a Pupetta, mia moglie di accompagnarmi, andai dunque incontro alla mia nuova prova carico di rabbia ma, anche di tutti quegli affetti che mi hanno sempre spronato a dare il massimo e ascoltare, se  ce ne fosse stato bisogno, ogni campanello d’allarme lanciato dal mio corpo.


 

Dopo un lungo viaggio in pullman mi trovai davanti lo splendido spettacolo naturale della Puglia, a dire la verità non ho potuto apprezzarlo in pieno per l’ora tarda ma il calore della gente l’ho avvertito da subito, mi sembrava di essere arrivato al paese di mia moglie, dove tutti ti conoscono e quando arrivi ti accolgono con entusiasmo. In piazza c’era festa, da una parte arrivavano le note a gran volume di una canzone, era un karaoke. Rapito da quell’aria festosa non  trovai difficoltà a inserirmi tra la gente del posto e intonare anch’io qualche motivo. In quel frastuono telefonai a mia moglie per dirle quanto mi fosse piaciuto averla vicina per condividere quei momenti.

L’impegno del giorno dopo mi ricordava di non attardarmi troppo. La stanza dove avrei pernottato, l’avrei  divisa con altri due maratoneti, Graziano un pisano ultramaratoneta con quasi 200 gare al suo attivo tra maratone e ultramaratone, la sua storia podistica per me è stata  uno stimolo in più a continuare la passione per la corsa. Poi c’era Angelo, anche lui un maratoneta navigato di Brescia, lui si sarebbe misurato con la maratona dei Km 42,195m.

La luce del mattino ci svegliò regalandoci tutto il suo splendore, le previsioni meteo non erano il massimo per chi deve affrontare una lunga corsa, un caldo africano ci accompagnerà per tutta la settimana. Non potevo che sperare  nella mia resistenza fisica e nella brezza che arrivi dal mare e dal lago Varano lì vicino. Dopo una mattinata trascorsa alla scoperta del paese, all’incontro con l’organizzatore dell’evento Pasquale Giuliani e un buon pasto in una trattoria con altri maratoneti come me, giunse l’ora della partenza per la gara.

Si disputeranno diversi tipi di gare, ognuna ad orari diversi. La partenza per l’ultramaratona è prevista per le 15,00. Con  Angelo che partirà per la sua maratona un venti minuti dopo di me, ci battemmo il cinque in segno di augurio di una buona riuscita della gara. Con Graziano ci avviammo nella fila di partenza, saremo stati circa 70 atleti a misurarci per i 50 chilometri, molti di loro mi rivolsero parole di sprono, avendo saputo che ero al battesimo della mia prima ultramaratona.

I primi dieci chilometri sono stati un paio di giri di paese, poi si è continuato il percorso sulla strada che porta a Sannicandro un paese vicino a Cagnano. La strada è stata un continuo sali-scendi, i metereologi ci avevano azzeccato, il caldo si fece sentire e in previsione del sole forte del pomeriggio, per la prima volta mi misi un berretto per non andare incontro a rischi inattesi.

In compenso si è corso in un panorama stupendo, in mezzo alla natura, nel percorso costeggiammo il lago di Varano oltre al quale si vedeva la distesa del mare, io che amo molto il mare mi sfiorò la voglia di raggiungerlo per buttarmi dentro.

Il lungo percorso mi farà  arrivare al traguardo di notte. Quando si corre per tante ore il corpo è come una macchina al comando della resistenza e della volontà, le gambe sono il punto di forza. In quelle ore si ha tutto il tempo di pensare, e quel giorno, tra mille pensieri ho ricordato il motivo che mi aveva spinto a iscrivermi alla gara, in mezzo a quel panorama che mi ricordava moltissimo quello calabrese dove ha vissuto mia suocera, dove ho trascorso le mie vacanze fin da giovanissimo con Pupa, mi sentivo in un certo senso a casa, fu allora che mi vennero alla mente le parole che mi avrebbe detto mamma Mariaquila: “Dai forza, vedi che stai andando bene, non pensare al tempo, fai quello che ti senti, sii sereno.” Sembrerà strano ma quei pensieri mi hanno dato un’ulteriore carica.

Superato il lago Varano in lontananza si intravedevano le isole Tremiti, bisognava ancora salire. Ogni punto ristoro è stato come un’oasi per me, bevevo acqua e sali minerali per sostenermi. Arrivato al 30esimo Km. c’era una freccia rossa scritta con vernice sull’asfalto per indicarci la direzione di ritorno, un giudice ufficiale della gara prese nota del mio numero di pettorale, dato che non ci hanno dato i chip elettronici per conteggiare il tempo. Beh, a quel giro di boa, pensai, almeno ora dovrò fare il percorso all’incontrario e mi spettano le discese, meno impegnative delle salite.

Avevo davanti altri 20 Km per arrivare al traguardo, nella piazza principale di Cagnano Varano. Il caldo al tramonto era  calato, se non fosse stato per la fatica accumulata nelle gambe, a quell’ora si sarebbe apprezzato di più la corsa ma, pensai, ormai ce l’ho quasi fatta. Mi spettavano gli ultimi chilometri, in segno di liberazione buttai in aria il mio berretto e lanciai un paio di urli da leone per darmi la carica in quelle ultime  manciate di metri, le gambe in previsione dell’imminente arrivo, cominciarono a mulinarmi bene, addirittura allungando il passo ripresi e superai qualche atleta.

Alle 21.00 precise superai il cartello che segnalava il 46esimo chilometro. Malgrado un forte e insistente dolore sotto la pianta del piede sinistro, in seguito verificai che si trattava di una vescica, andai avanti fiducioso di  portare a conclusione fino alla fine la mia gara.

Era ormai buio, si cominciavano a vedere le luci del paese, a malapena riuscivo a leggere il cartello del 49esimo chilometro, è fatta mi dissi. Nonostante fossi felice, mi prese un po’ di malinconia di non trovare al traguardo Pupetta, compagna preziosa per la buona riuscita di tante gare e per la condivisione di ogni mia fatica. Non l’avrei trovata  con la sua inseparabile macchina fotografica ad accogliermi e dirmi sottovoce:“Sei arrivato, non vedevo l’ora, finalmente.”

Mentre mi perdevo in questi pensieri, vidi i vari gommoni dell’arrivo, mi feci il segno della croce e ringraziai in cuor mio il Signore per avermi sostenuto nell’impresa, poi urlai con tutto il fiato che mi restava il nome di mamma a seguire quello di mia moglie, dei miei figli, come se gridando i loro nomi li sentissi lì vicino a me.

I giudici di gara presenti al traguardo e tutti i componenti dello staff mi guardarono stupiti, forse avranno pensato che fossi fuori di me, che il sole mi avesse dato in testa. Mi auguro che non mi abbiano giudicato male ma è stato più forte gridare i nomi di chi voglio bene.

Una giovane ragazza mi seguii per consegnarmi una bellissima medaglia con su scritto 1° Ultramaratona di 50 km di Cagnano Varano 16.06.2012, che soddisfazione!

Chiesi ad un ragazzo che stava lì vicino ad assistere agli arrivi, di prestarmi il suo cellulare e regalarmi un minuto di telefonata, quel momento lo volevo condividere con la persona a me più cara:”Pupa, ce l’ho fatta, stai tranquilla è andato tutto bene, ti voglio bene, ci sentiremo dopo.” Non riuscii a dire altro, sopraffatto dall’emozione.

Sapevo ed ero felice che THE GOLDEN LION aveva sbranato i 50 Km. mantenendo una promessa!!!

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 25 Giugno 2012 21:42