LA STORIA PALPITANTE DEL «SANT’AGATA» Stampa
Scritto da michelangelo granata   
Lunedì 15 Agosto 2011 14:36

LA STORIA PALPITANTE DEL «SANT’AGATA»                               

a cura di Michelangelo Granata 

 

Millenovecentosessanta, mezzo secolo di vita per il Trofeo «S. Agata», una storia lunga quarantasette anni e palpitante. Si avverte tutto il tempo trascorso da allora, un’atletica di certo sorpassata, ma sempre rimpianta.L’idea del «Sant’Agata» venne a Marco Mannisi, subito affiancato da Ignazio Marcoccio e Giuseppe Iuppa, presidente della Libertas Catania. La podistica, affacciatasi timidamente alla ribalta nel 1960, si è sempre disputata il 3 febbraio, il primo giorno dei festeggiamenti in onore della Santa Patrona di Catania, tranne nel 1975, allora si gareggiò il 5, il giorno della festa e nel 2010, anticipata alla domenica precedente la solennità religiosa, il 31 gennaio. Quest’anno, saltata la data classica del 3 febbraio, siamo a «Sant’Aita di menzaustu», il 17 agosto, la ricorrenza dell’885° anniversario del ritorno in patria delle Reliquie di S. Agata da Costantinopoli. I festeggiamenti più antichi nel tempo risalgono proprio al 17 agosto del 1126, quando le spoglie della Santa, trafugate nel 1040 dal generale bizantino Giorgio Maniace, furono riportate a Catania dai soldati Gilberto e Goselmo della corte di Costantinopoli dopo un esilio durato 86 anni. Alle prime luci dell’aurora le campane di tutte le chiese suonarono a distesa e i catanesi, scesi dal letto, si precipitarono in strada con le bianche vesti da notte per festeggiare l’avvenimento.

 

Mannisi s’ispirò al vecchio «Giro di Catania» che nel 1908 avviò a Catania l’attività podistica, intrapresa a Palermo un anno prima. Il pioniere fu il palermitano Giovanni Blanchet che vinse nel 1908 e nel 1909. La partenza e l’arrivo erano fissati in piazza Giovanni Verga, allora piazza dell’Esposizione. Il terzo giro podistico si corse nel 1925 con partenza dal piazzale della Villa Bellini. Un altro salto di 26 anni e si riparlò di una corsa solo nel 1951, in occasione del 17° centenario del martirio di Agata. La Santa catanese prima torturata - le furono lacerate le mammelle con lamine di ferro arroventate - poi, guarita miracolosamente da S. Pietro, condannata a morte appena quindicenne dal proconsole Quinziano mercoledì 5 febbraio del 251, stesa sopra la brace, rotolata su cocci di vetro e pezzi di ferro infuocati.

Il successo registrato nel 1951 - in piazza Duomo si affermò Egilberto Martufi, che vincerà il titolo italiano di maratona nel 1952 - diede il pungolo per far risorgere questa podistica quale «Coppa di S. Agata». Così, in una breve cronaca dello sport, si leggeva sul quotidiano «La Sicilia» di Catania il 4 febbraio 1960: «Il giro podistico di Catania per l’assegnazione della 1a Coppa S. Agata, disputatosi ieri sera, è stato vinto con netto distacco da Tommaso Assi dell’Assicurazioni Generali Palermo». Dal 1960 al 1965 la gara venne disputata in notturna, partendo da piazza Duomo e salendo per via Plebiscito attraverso i quartieri popolari, poi il percorso si allungava verso la Catania bene per ritornare in piazza Duomo, lasciando alle spalle la «Civita», un altro quartiere caratteristico, decantato da poeti e attori. Il vincitore del 1960 Tommaso Assi di Trani fece il bis con le Fiamme Oro di Bari nel 1961, quando la corsa si trasformò da regionale in nazionale. Una vita breve quella di “Tom” Assi, si spegnerà improvvisamente nel 1983 a soli 48 anni, da valente allenatore federale di mezzofondo e fondo. Dopo la vittoria nel 1962 del messinese Stefano Bucolo che correva con la Falconi Novara, ecco nel 1963 il primo atleta di Catania trionfatore, l’azzurro Elio Sicari, un campioncino di razza con sei presenze in nazionale. Solo un altro catanese riuscirà in questi 47 anni nell’ardua impresa di vincere sulle strade di casa, Giuseppe Ardizzone nel 1972. Il piccolo maratoneta sardo Antonio Ambu, alfiere del fondo azzurro, dominò per un triennio (1964, 1965, 1967) e con sei partecipazioni, l’ultima nel 1970, divenne il beniamino dei catanesi.

 

Nel 1966 la settima edizione del Trofeo «S. Agata» cambiò totalmente fisionomia. Sbarcarono gli stranieri e si gareggiò nel centro storico il pomeriggio, su un circuito da ripetere cinque volte con partenza e arrivo in Corso Sicilia, passando per piazza Duomo. Lo scozzese Fergus Murray ebbe la meglio sul connazionale Bruce Tulloh e il caparbio Ambu che si prenderà la rivincita su Murray nel 1967 in una competizione palpitante vissuta attimo per attimo dalla folla ormai protagonista. In quell’anno il percorso venne fissato con partenza da corso Sicilia, poi via Ventimiglia, via Antonino di Sangiuliano, la fascinosa via Etnea, chiamata “a strada ritta” e ritorno in Corso Sicilia, prima su sei giri e dal 1969 su sette per un totale di km 11,450. Il circuito si è dipanato con quest’ultimo cambiamento per ben 33 edizioni.

 

Nel 1968 la podistica non si disputò per il terremoto nel Belice, le altre tre interruzioni furono nel 1991 per la guerra nel Golfo Persico, nel 1993 per la mancata concessione dei contributi e nel 2007 in segno di lutto per l’uccisione dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuta il 2 febbraio, la vigilia della gara, negli scontri scoppiati nella piazza Spedini tra le forze dell’ordine e gli ultras catanesi dopo la partita di calcio Catania-Palermo allo Stadio Massimino (Cibali).

 

 

Nel 1969 vinse il corridore croato di Vela Luka, Nedeljko “Nedo” Farčić e Alfredo Berra così scriveva in prima pagina su «La Gazzetta dello Sport» il 4 febbraio di quell’anno: «Più corrida che mai la corsa della Patrona di Catania. Tutta la gara si è svolta sfidando la legge dell’impenetrabilità dei corpi, tanta era la calca in corso Sicilia, rigorosamente privo di transenne. I vigili urbani motociclisti sfrecciavano davanti agli atleti, così la gente si scansava. Neil Allen, inviato del “Times”, il quotidiano di Londra, si sbellicava dalle risate. “Fantastico - esclamava ogni momento - miracolo di Sant’Agata. Meraviglioso!”». Nel 1970 s’impose l’inglese Mike Baxter con Ardizzone terzo sull’avellinese “Pippo” Cindolo e Franco Arese, l’attuale presidente della Fidal. Nel 1971 Arese stroncò un altro inglese, Mike Freary, tra due ali di folla che stringevano il tracciato sino quasi a chiuderlo come un budello per poi aprirsi d’incanto al passaggio dei corridori. Terzo Cindolo davanti al siepista Umberto Risi e al tunisino Mohamed Gammoudi, l’olimpionico di Città del Messico 1968 nei 5000 metri. Il 1971 sarà la stagione d’oro di Arese, il più eclettico dei nostri corridori, primatista italiano degli 800, 1000, 1500, miglio, 2000, 3000, 5000, 10.000 negli anni 1966-71 e campione europeo sui 1500 a Helsinki in agosto. Una vera apoteosi nel 1972 per Giuseppe Ardizzone, uno dei più grandi talenti che la Sicilia abbia avuto. Il catanese, 22 presenze in nazionale, è entrato nella “Hall of Fame” dei migliori atleti italiani di tutti i tempi. Ardizzone, proiettato in aria da mille mani, si liberò dalla morsa degli spettatori esultanti, rifugiandosi in un garage. Finito l’assedio, il C.T. Bruno Cacchi stanò la gazzella etnea e la portò via in una Cinquecento. Il tunisino Abdelkader Zaddem spadroneggiò per tre edizioni di seguito (1973, 1974, 1975) e colpì il cuore dei tifosi con il suo sorriso dai bianchi dentoni. Nel 1975 l’indimenticabile Luigi Zarcone - il campione di Villabate scomparso il 9 giugno 2001 prima di compiere 51 anni - tentò un disperato aggancio a Zaddem nel rettilineo finale e giunse secondo, battendo l’altro big Cindolo.

 

         Nell’albo d’oro un altro personaggio caro ai catanesi, Franco Fava. L’atleta di Roccasecca nel 1976, terzo nella «Corrida» di San Paolo in Brasile a fine d’anno,  vinse la...corrida agatina a tempo di record (32’57”3) e da nuovo idolo ammaliò il pubblico con il suo spirito indomito. Stracciati dietro di lui il russo Nikolay Puklakov, Zaddem e Zarcone. Nel 1977 Fava, avviato verso la sua seconda affermazione, si fermò per un attacco di tachicardia e Ivan Parlui ebbe via libera, instaurando la dittatura sovietica che sarebbe durata per otto anni di fila. Zarcone finì secondo, precedendo il «cuore matto» Fava e Zaddem, eterno piazzato sarà ancora terzo nel 1979 dopo il lituano Aleksandr Antipov e l’estone Enn Sellik. Nel 1978 per la prima volta di scena le donne al «Sant’Agata», Margherita Gargano di Bagheria vinse in una gara indimenticabile sui tre giri (km 4,907) in 15’43”, contro i 15’48” della finlandese Tijnela Silika. Le «furie rosse» impazzarano per le strade cittadine con Aleksandr Antipov (1978, 1979, 1980), Valeriy Abramov (1981, 1982, 1983), Viktor Chumakov (1984). Il primo - Aleksandras Antipovas il suo nome da lituano - fu una sorpresa nel 1978 ai danni del russo Leonid Moseyev e del favorito Sellik, al suo fantastico tris nel 1980 fissò il primato della corsa (32’40”5) davanti al bielorusso Aleksandr Fedotkin e Abramov. Purtroppo si apprenderà parecchi anni dopo che Antipovas, bronzo agli Europei di Praga 1978 nei 10.000, nella sua carriera aveva usato sostanze dopanti. Esaltante anche la tripletta del russo Abramov, nato a Ertsevo nell’Arkhangelsk, che giustiziò nel 1981 Antonio Erotavo, con Fava settimo, nel 1982 Venanzio Ortis e nel 1983 l’astro nascente Salvatore Antibo.  Nel 1984 la folla strabocchevole era tutta per Totò, ma l’allievo di Gaspare Polizzi venne beffato negli ultimi metri dal bielorusso Chumakov, anche se la spuntò su Abramov per il secondo posto.

 

         Nel 1985 il riscatto di Antibo che in coppia con il catanese Salvatore Nicosia infiammò un pubblico eccezionale, rompendo il lungo digiuno degli azzurri. L’atleta di Altofonte tagliò per primo il traguardo a braccia alzate, seguito a sette secondi da Nicosia, terzo Alex Hagelsteens. Al forte belga non sfuggì la vittoria nel 1986, ai posti d’onore l’inglese Tim Hutchings e Nicosia. Il britannico della contea di Somerset Jack Buckner, campione europeo a Stoccarda 1986 sui 5000, prevalse nel 1987 su Antonio Rapisarda di Belpasso, divenuto cittadino francese, un altro atleta della provincia etnea emigrato come Sicari, Amante, Ardizzone, Nicosia. Antibo nel suo triennio d’oro vinse alla grande (1988 e 1989), con la folla in delirio come ai tempi di Ambu, Arese, Ardizzone, Fava e fu secondo (1990), battuto dall’argentino Antonio Silio, fallendo il poker mai raggiunto da alcuno. Il palermitano più amato dai catanesi, medaglia d’argento ai Giochi di Seul 1988 sui 10.000, nel 1990 conquisterà due ori agli Europei di Spalato con la storica doppietta 5000/10.000 e sarà il n. 1 al mondo nell’autorevole «World Ranking» della rivista statunitense «Track & Field News» sulle due distanze. In questa classifica mondiale Antibo figura ancora tre volte tra i primi tre: secondo sui 10.000 nel 1988 e nel 1989, terzo sui 5000 nel 1991. Il ruandese Mathias Ntawulikura, di stanza a Siena, si affermò in due edizioni: nel 1992 con il nuovo record della corsa (32’29”5), terzo il mistrettese Vincenzo Modica, quarto Rapisarda; nel 1994 staccando Silio, ancora Modica e Francesco Bennici di Mazzarino.

 

         Nel 1995 bis di Silio, oriundo veneto, che bruciò il marocchino Brahim Boutayeb, l’oro dei Giochi Olimpici di Seul 1988 nei 10.000, quarto Ntawulikura, colpito nei suoi affetti più cari dall’orrendo genocidio in Ruanda del 1994, la perdita della madre e di due fratelli. Seconda apparizione delle donne e sul traguardo di corso Sicilia piombarono la romena Cristina Misaros e la torinese Flavia Gaviglio, 15’40” per entrambe sui km 4,907 (tre giri). Nel 1996 sesto successo di un africano al «Sant’Agata» con l’etiope Worku Bikila, erede dell’eroe leggendario Abebe Bikila che trionfò a piedi nudi nella maratona olimpica di Roma 1960. Vincenzino Modica, il nuovo beniamino dei catanesi, sopraggiunse con un ritardo di appena tre secondi. I successivi sei anni sono stati sotto il segno del Kenya con le antilopi che parlano la lingua swahili a dettar legge. Ecco la doppietta del keniano Hillary Korir: nel 1997 davanti al compagno Richard Kosgei e Modica, ormai l’idolo locale, ancora terzo; nel 1998 podio tutto targato Kenya, con Korir a eguagliare perfettamente al decimo (32’29”5) il primato della corrida agatina stabilito da Ntawulikura nel 1992. Nel 1999 sul trono Paul Tergat, sconfitti gli azzurri Stefano Baldini e Danilo Goffi, Korir quarto. Tergat, re dei prati, il 28 marzo a Belfast vincerà per la quinta volta consecutiva ai Mondiali di cross, unico e solo atleta a vantare questa straordinaria striscia di titoli prima dell’etiope Kenenisa Bekele. Nel 2000 Tergat sul filo venne beffato curiosamente dal suo scudiero David Chelule. Nel 2001 fantastica replica di Tergat, l’uomo di Kabarnet precedette David Makori e nuovamente Baldini, quinto Bennici e sesto Modica. Fatto curioso: si scoprirà dopo un bel pezzo che Makori aveva corso con il nome di Antony Korir. Nel 2002 un podio tutto keniano con vincitore Benson Barus, ai posti d’onore Philip Manyim e Philemon Kipkering Metto, quarto Baldini. Nel 2003 il biondo ucraino Sergiy Lebid ruppe l’egemonia dell’Africa, mettendo in fila i keniani Kipkering Metto, Benson Barus e Robert Sigei, 14° Baldini.

 

La «corrida» ha cambiato ancora fisionomia nel 2004, alla quarantaduesima edizione, con l’organizzazione passata dalla Libertas Catania allo Sport Club Catania e si è rituffata nel centro barocco della città, spostando il traguardo da Corso Sicilia a piazza dell’Università con il passaggio in piazza Duomo e poi via Vittorio Emanuele, piazza Cutelli, via Mons. Ventimiglia, via Antonino di Sangiuliano, via Etnea. Nel nuovo percorso - tracciato da Franco Bandieramonte,  su proposta dell’Assessore allo Sport Nino Strano per valorizzare la nuova Piazza Università con il simbolo di Catania ‘u liotru sul fondo stradale in pietra lavica al centro della partenza e arrivo - il «S. Agata» ha incoronato ancora un keniano, Martin Lel, sconfitti Barus e Tergat. Dopo il 1978 e il 1995, nel 2004 sono ricomparse per la terza volta le donne e sui tre giri (km 5,500) netta affermazione di Anna (Carmela in famiglia e tra gli amici) Incerti, reduce dal titolo italiano di maratona a Firenze 2003, con il tempo di  17’32”, un’altra bagherese come la Gargano e anche lei sarà olimpica, a Pechino 2008 nella maratona. Ammirata da tutti, l’allieva di Tommaso Ticali ha preceduto la beniamina dei catanesi, Agata Balsamo (18’00”), con il nome della loro Patrona, che si era piazzata quinta nel ’95 e la palermitana Cinzia Stancampiano (19’09”).

 

Doppietta di Barus nel 2005, di casa sulle nostre strade e terzo Vincenzino Modica, per la quinta volta sul podio. Nel 2006 il qataregno Mubarak Hassan Shami ha spopolato, niente da fare per Lebid a tre anni dal suo successo. Saltato il 2007, nell’edizione del 2008 Stefano Baldini - campione olimpico di maratona ad Atene 2004 - ha trionfato in piazza Università tra la folla delirante alla stessa stregua di Totò Antibo diciannove anni prima, l’ultimo azzurro re della corsa agatina. Alle spalle di Baldini l’ugandese Wilson Kipkemei Busienei e una muta di quattro keniani. Undicesimo Modica al suo quattordicesimo «S. Agata», un record sia di presenze che di piazzamenti: l’allievo di Tommaso Ticali si è classificato per dieci volte tra i primi dieci atleti. Nel 2009 tutti si aspettavano il secondo trionfo di Baldini, alla sua sesta partecipazione, invece la gara si è chiusa a parti invertite rispetto all’anno prima nel segno del Kenya con i quattro kenioti in gara ai primi quattro posti. Wilson Kiprop, 22 anni, quarto nel 2008, ha battuto in una volata accesa il veterano Paul Malakwen Kosgei, tempo per entrambi 33’17” sui km 11,600 (otto giri di metri 1450 ciascuno). Al terzo posto il ventenne Titus Masai (33’21”) e quarto Daniel Limo (33’53”). Una gara spettacolare ha tenuto col fiato sospeso i trentamila spettatori con continui colpi di scena e Baldini è giunto solo settimo in 34’25”, dietro all’ugandese Moses Aliwa (34’22”).

 

La festa di fede e di popolo in onore della Santa Patrona a Catania, prima di essere invasa venerdì 5 febbraio dal «fiume bianco» di fedeli, è iniziata nel 2010 la domenica 31 gennaio, in anticipo sulla data tradizionale del 3 febbraio. Una formula inconsueta e rutilante anche per la presenza in contemporanea degli amatori di tutte le età, un motore in più e una miscela esplosiva, successivamente l’assegnazione del 1° Palio delle Municipalità che ha visto trecento ragazzini in gara. La «corrida agatina» non è più stregata per i nostri colori e procede a ravvicinati anni alterni. Sul trono è salito il 24enne pisano Daniele Meucci e il Sant’Agata parla così di nuovo italiano con appena un anno di pausa. Il ruandese Jean Baptiste Simukeka da sprovveduto fa una lunga volata dai «Quattro Canti», il punto più suggestivo della Catania settecentesca, al traguardo, si sente il vincitore per un attimo e rimane smarrito quando un giudice gli indica che deve percorrere ancora un altro giro, più saggi rimangono appena dietro di lui Meucci con gli altri due neri, l’ugandese Wilson Kipkemei Busienei e il keniano Edward Kiptanui Too. Apoteosi finale per l’alfiere dell’Esercito, osannato dalla folla, che batte allo sprint in piazza dell’Università Busienei, secondo pure nel 2008, 34’48” e 34’49” i tempi dei due atleti e l’ultimo giro strepitoso in 4’00”. Sul gradino più basso del podio Too (34’59”), quarto Simukeka (35’00”) che precede un Francesco Bennici in grande spolvero (35’35”).

 

Il primato per Nazioni appartiene adesso alla pari all’Italia e al Kenya con nove successi ciascuno sulle quarantuno edizioni sin qui disputate, partendo dal 1966, quando il giro podistico è divenuto internazionale. Dietro, terza in classifica,  l’ex Unione Sovietica con otto vittorie consecutive dal 1977 al 1984. Gli azzurri hanno vinto con Antonio Ambu (1967),  Franco Arese (1971), Giuseppe Ardizzone (1972), Franco Fava (1976), Salvatore Antibo (1985, 1988, 1989), Stefano Baldini (2008) e Daniele Meucci (2010).

 

Michelangelo Granata

 

                                                                                                     

Ultimo aggiornamento Martedì 23 Agosto 2011 17:50