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REGGIO EMILIA: LA MARATONA DEL TRICOLORE PDF Stampa E-mail
Scritto da Pupetta Greco e Paolo Panunzi   
Venerdì 23 Dicembre 2011 13:01

Rubrica racconta la tua storia 

Quando si parte per una maratona, come compagna di viaggio, di solito non mi informo prima cosa troverò, perchè mi piacciono le sorprese, ciò che metto nel mio bagaglio emotivo è la curiosità e la voglia di stupirmi nel vedere cose nuove, affronto il viaggio come una pioniera facendomi guidare dalle sensazioni e dall’umore.Per mio marito invece  è diverso, affronta ogni maratona come  l'appuntamento che attesti la propria resistenza fisica e dove trovare soddisfazione  per la lunga preparazione tecnica che precede una gara. Le sorprese non sono contemplate in una competizione come la maratona, non ci si improvvisa, anzi certi imprevisti spesso possono essere infortuni e allora meglio non avere di certe sorprese!Anche per la maratona di Reggio Emilia abbiamo prenotato per comodità, una stanza in un albergo nei pressi della stazione. Come le volte precedenti per economizzare il tempo, prima d'ogni cosa  andiamo a ritirare il pettorale, chiediamo alla reception come arrivare all’expo marathon allestito al Palabigi, il palazzetto dello sport. Ci viene detto che sta ad un chilometro e mezzo dall’albergo, praticamente dall'altra parte della città. Ci sarebbe un autobus ma a piedi si apprezza di più un posto, se un maratoneta fa 42 km,  un chilometro e mezzo può farlo tranquillamente anche il suo accompagnatore, in questo caso io.Noto con piacere, appena ci inoltriamo per via Emilia di camminare su un selciato pulito, tirato a lucido, anche un pezzetto di carta risalterebbe all'occhio. La via è costeggiato da bei negozi, resi ancora più  luminosi dagli addobbi natalizi. Paolo dal suo punto di vista, nota che manca una bella trattoria alla buona dove poterci fermare a mangiare un buon pasto della famosa cucina emiliana. Strada facendo chiede quanto manca alla nostra meta e dove trovare un posto per pranzare, finalmente ci viene segnalata da un giovane signore, una spaghetteria vicino all’expo marathon.

Dopo un pò arrivammo alla meta. La spaghetteria non è il genere che ci aspettavamo ma i primi sono buoni, Paolo per il carico di carboidrati se ne fa portare due piatti.Il palazzetto dello sport, il Palabigi lo trovammo in fermento, uomini e donne stavano a confezionare i pacchi gara per dare l’indomani ai maratoneti, al piano di sopra invece si ritiravano i pettorali, quella è stata la nostra prima tappa, la seconda è stato trovare lo stand dei "nobili della maaratona" dove Paolo ha ritirato la targa d’onorificenza per le sei maratone disputate quest’anno, e altri premi che la redazione della  rivista "marathon" da ai “nobili della maratona”.Il resto della giornata ci siamo improvvisati turisti, camminando per le strada di Reggio Emilia, trovando particolarmente bella e interessante la "libreria dell'arco". Isabel Allende, la scrittrice latinoamericana la definì la più bella libreria visitata in Italia.La sera dopo aver cenato non ci resta che una notte di riposo, l'indomani sarebbe stata una lunga giornata in cui vivere altre emozioni.La sveglia alle 6,00 mi sorprese con fastidio, non avevo alternativa, dovevo alzarmi, Paolo dopo la doccia era già uscito dalla stanza, lasciandomi il tempo di prepararmi. I tavoli per la colazione nonostante l’ora erano già occupati da altri maratoneti che parlavano di tempi e di gare, scambiandosi impressioni e consigli. Quando arrivai io trovai Paolo ad un tavolo in compagnia di Guido un amico maratoneta alla sua 137esima gara, un pozzo di consigli e aneddoti di una vita passata a correre su tutte le vie d’Italia e dell’estero. Ogni volta che Paolo lo incontra è contento perchè trova in lui un vero amico e nonostante il numero di gare disputate è una persona modesta e per niente spocchiosa, anzi è sempre generosa nell’elargire consigli. Li ho trovati a parlare di maratone fatte e da fare e in particolare del circuito della competizione di oggi. Paolo ha un ginocchio che gli fa male da un paio di giorni, ha paura che possa compromettere la gara, ma ormai è in gioco e sarà quel che sarà.Usciamo dall’hotel insieme ad altri due podisti, strada facendo tra una parola e l’altra facciamo le presentazioni. E’ curioso come questi appuntamenti sportivi facciano da collante con gente e realtà che fino al giorno prima si ignorano.  Il tragitto fino a piazza Gioberti è un parlare continuo dello stesso argomento nel linguaggio universale dei podisti.La piazza e corso Garibardi è già gremita da migliaia di podisti ognuno con la propria gara da giocarsi, io e Paolo ci separiamo con un bacio, ognuno va verso la propria strada, lui a correre per 42 chilometri io a camminare per 5 ore alla scoperta dei luoghi significativi della città.Sono in compagnia di un'altra signora, anche lei compagna di viaggio, facciamo le turiste alla scoperta delle bellezze del posto fino all'ora in cui i nostri maratoneti termineranno la gara.Non c'è tanto tempo, in queste occasioni, per visitare tutto di una città ma è sempre stimolante nutrire la mente della bellezza che si vede in giro per le strade, nei palazzi antichi, nelle basiliche e nella gente.Il tempo vola, è ora di dirigerci verso piazza Gioberti e corso Garibaldi dove si sta per concludere la maratona.  Al nostro arrivo in piazza infatti vediamo  i primi maratoneti completare la gara, ci posizioniamo alle transenne in fiduciosa attesa. L'attesa è sempre insidiosa, a prescindere da quanto c'è da aspettare.  Mentre Paolo sente la tensione prima della gara io comincio ad essere tesa, dopo, man mano che passa il tempo. Mi distraggo scattando foto a gente che non vedrà mai le mie foto, ma è un modo per ingannare il tempo, ora che sono rimasta insieme a pochi altri, non ho difficoltà ad andare sotto l'arco dell'arrivo e aspettare là Paolo. Mi raggiunge mio cugino Raimondo col figlioletto Vincenzo di sei anni che abitano la vicino. Aspettiamo gli ultimi minuti ai bordi del traguardo pronti ad accogliere il nostro maratoneta, il bambino di mio cugino è incuriosito di come si possa correre per cinque ore senza fermarsi mai, in quel momento mi venne da pensare di rendere il bambino protagonista di quell'evento, sarà lui a consegnare la bandiera a Paolo e a mettergli al collo la medaglia. Un gesto che spero ricorderà da grande. Questa maratona giunta alla 16esima edizione, quest'anno ha un significato ancora più nobile, si ricordano i 150 dell'Unità d'Italia, è in questa città che nasce la nostra bandiera tricolore. Un evento quanto meno singolare e di un certo rilievo per la memoria storica di tutti noi, per questo bambino di 6 anni, sarà un evento che farà parte della sua storia personale. Si ricorderà un domani di una giornata particolare nella quale  uomini e donne hanno voluto ricordare  l'Unità d'Italia correndo per 42,195 km. E lui mise la medaglia al collo ad uno di questi uomini.La medaglia è molto bella. E’ stata coniata per l'occasione, riproduce nella sua caratteristica forma circolare la sintesi dell’evento: il tricolore è coniato  alla base ed è riprodotto anche in una piccola bandiera che svetta su un palazzo stilizzato, penso sia il palazzo di piazza del duomo dove si trova la sala del tricolore.  Dietro l’altra faccia della medaglia c’è incisa la data: 11dicembre 2011 e il nome della città ospitante, Reggio Emilia. Paolo finalmente si vede in lontananza, è leggermente in ritardo rispetto al tempo previsto, dall'andatura ne intuisco il motivo, vedo che fa fatica ad avanzare, è quasi zoppicante, in seguito mi dirà di aver preso una slogatura e di aver corso col piede dolorante. Un dolore aggiunto a quello del ginocchio  già lamentato nei giorni scorsi, non aveva previsto che al peggio c’è sempre posto! Ringrazio Dio che sia riuscito a portare a termine la gara malgrado tutto. Nel momento in cui il bambino cinse il collo di Paolo con la medaglia, mio marito mise da parte tutti i dolori e la fatica per sorridere e abbracciare il piccolo, è stato emozionante. Vincenzo per la sua giovane età è stato inconsapevole di aver toccato le corde del nostro cuore. Capisco quanta fatica sia costata a Paolo portare a termine questa gara, ma il titolo di nobile che gli è stato conferito per aver portato a termine 6 maratone questo anno se lo è meritato in pieno, non solo perché ha realizzato queste gare molto impegnative grazie agli allenamenti e alla costanza, ma credo che meriti il mio personale plauso per la grande forza di volontà che ha dimostrato e per la caparbietà con cui ha portato a termine la sua scommessa più grande: ritornare  a correre quando per lui era faticoso anche camminare.  Non mi stancherò di ripetere quanto mi senta orgogliosa del suo cambiamento. Quando il corso delle nostre vite sembrava già stabilito e quando meno me lo aspettavo, mio marito  è riuscito a stupirmi ancora. Il limite di tempo in una maratona stabilisce un campione, il tempo della conversione, in questo caso mi ha restituito un campione di uomo.

Grazie Paolo di regalarmi ancora nuove emozioni.

Ultimo aggiornamento Lunedì 23 Gennaio 2012 19:43