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Maratona, Modica argento ai Mondiali PDF Stampa E-mail
Scritto da A.Passarello   
Mercoledì 02 Dicembre 2009 14:37

(29 agosto 1999)

Maratona, Modica argento ai Mondiali
dal nostro inviato EMANUELA AUDISIO  

SIVIGLIA - L'Africa siamo noi, piccoli uomini che corriamo in questa sera calda e appiccicosa. Siamo noi: con le gambe corte, con il petto che non è uno scudo, con le spalle di chi vuole cambiare lavoro. E' Vincenzo Modica, 28 anni, argento nella maratona, che si ferma a baciare la terra, dietro a quel gran signore dei chilometri che è lo spagnolo Anton, 37 anni. Siamo noi, gente della maratona, con quella faccia da galera che ci viene sul traguardo, dopo aver attraversato quei 42 chilometri che sono una vita che ti scivola via. Siamo quelli con la barba non fatta, con la faccia strapazzata, con le occhiaie che sembrano una frenata di Tir. Noi con i nostri corpi imperfetti, scheletrici, pallidi e sudatissimi, noi piccoli diavoli che non siamo mai stati né leoni né gazzelle. Noi cresciuti in un'Italia che affolla le autostrade, ma che è ancora capace di correre nel mondo, di stare in testa, e di andarsi a fare passeggiate in campagna. Già, perché Vincenzo Modica di Mistretta, provincia di Messina, uscito dalle gare scolastiche, appena ha un momento libero se ne va per viottoli con il suo purosangue Ostrè.

Non volevano in famiglia che comprasse quel cavallo, ma uno che si fa, così per sport, 270 chilometri alla settimana di corsa ha il diritto di avere un hobby, come dice lui, dove non si mettono i piedi a terra. Vincenzino viene chiamato al telefono da tutti: dalla moglie Mariella, che è rimasta a casa con il loro bimbo di 19 mesi, Francesco Saverio, dall'allenatore Tommaso Ticali che è così emozionato che non ce la fa a parlare. Modica questo argento lo dedica a suo padre, morto l'anno scorso, bidello alla scuola media, anzi alla palestra comunale, e appassionato di sport.

Vincenzo e la moglie si sono conosciuti durante una campestre, il suo mito è stato Gelindo Bordin, anche se dice "lui era più calcolatore e io più istintivo", fa il poliziotto per le Fiamme Oro e una giornata così se la sognava da tempo. Giocava anche a pallone, Vincenzo. Faceva il regista, "ma quello del calcio non è un ambiente che mi piaceva, io preferivo quelli alla Salvatore Antibo, che partono, vanno in testa, e cercando di restarci".

E' andata così: nel senso che Modica è stato sempre davanti.
"Lo preferisco, non perdi i rifornimenti, controlli la situazione, respiri meglio perché c'è più aria. E ti gusti il pubblico, che è stato molto sportivo, tifava per lo spagnolo, ma ha incoraggiato anche me". Quando lo spagnolo è andato via, Vincenzo non ha perso la testa e non si è nemmeno squagliato. E' rimasto con un gruppo sul ponte della nave, ma sempre in modo da poter vedere bene le onde e di non farsi sfuggire quella giusta. Massimo Magnani, responsabile azzurro della maratona, dice che quest'anno Modica si è molto migliorato di testa.

"A questo livello allenare gli atleti nelle gambe non è difficile, è il cervello che fa la differenza. Si è convinto delle sue possibilità, e quando hai finalmente la certezza di quello che puoi fare e la consapevolezza per farlo è lì che avviene il salto di qualità. In più il nostro gioco di squadre è stato perfetto, tutti hanno lavorato per darsi una mano, Goffi e Caimmi in questo sono stati splendidi, anche se uno ha sofferto per i crampi. L'unica nostra preoccupazione era che avessero speso troppo nella parte iniziale e che finissero bolliti nel momento più importante". Modica non è un nome nuovo, ma dice Magnani finora aveva corso con troppi vincoli. E spesso protestava perché non si sentiva troppo amato e protetto. "Non mi hanno fatto entrare nel club olimpico nonostante lo meritassi. Non mi sentivo né stimato né apprezzato. Per me è stato un momento duro".
Al traguardo infatti gli ha fatto: "Hai visto?"

L'Africa siano noi, che non solo vinciamo l'argento in 2h 14'03, ma che riempiamo la lista dei primi dieci, come se fossimo un paese che va di corsa: quinto Goffi, decimo Caimmi, e restiamo in gara fino alla fine, anche con Barbi e Ruggiero. L'Italia è prima a squadre e vince la Coppa del Mondo. Non è stata una maratona veloce, il caldo, l'umidità e la paura hanno rallentato tutto e anche ancora forse manca l'azzurro capace di dare la zampata finale. Siamo quelli che vanno spesso a vincere sulle strade americane, siamo l'Italy dei Bordin, dei Pizzolato, dei Poli. Dobbiamo imparare ad avere l'ultimo scatto, a fare più male quando ringhiamo, ma quando siamo insieme riusciamo a portare casa una bella medaglia e un ottimo piazzamento. Il mondo corre, in maniera forse più splendida di noi, ma non ci fermiamo ad aspettarlo.

Ultimo aggiornamento Venerdì 18 Dicembre 2009 17:50